Agende 21 Stampa

Commentiamo volentieri un convegno nazionale organizzato da ARPAToscana il 6 marzo perchè ha affrontato il “che fare” degli Enti pubblici deputati alla salvaguardia dell’ambiente, e quindi della nostra salute. Uno dei temi sempre all’ordine del giorno dell’agenda istituzionale ma spesso, anche di fronte alle sofferenze materiali della popolazione e alle sollecitazioni dei comitati ambientalisti, il tutto si riduce a produzione infinita di materiale cartaceo e di megaconvegni o patinati workshop di sterili dati e passarella per gli organizzatori.

In questo caso però un convegno è andato al sodo. Le problematiche esperienze delle Agende 21 (pianificazione ed edilizia sostenibile, contabilità ambientale e acquisiti verdi, attenta gestione dei rifiuti, informazione ed educazione ambientale a nuovi stili di vita) hanno comunque dimostrato che potrebbero essere strumenti per contrastare i maggiori imputati. Ad inizare dai processi produttivi e dai trasporti), dalla minore risorsa idrica disponibile (piove sempre meno ed aumentano anche in Europa le zone desertiche). Aumentano i problemi per l’agricoltura, perdita della biodiversità e cosneguenti maggiori malattie e decessi legati al mutamento climatico.

L’Unione Europea nel dicembre 2008 ha approvato il “pacchetto clima” (+20%, +20%,-20%) che contiene obiettivi ambiziosi, da raggiungere necessariamente,

si è rivolta direttamente agli enti locali, bypassando - per la prima volta - i governi nazionali, consapevole del forte rapporto esistente tra locale e globale. Contrastare il cambiamento climatico comporta anche rivedere il nostro approccio ai consumi con l’acquisto beni e servizi, ma comporta anche da parte delle Istituzioni mantenere nelle proprie mani programmazione, gestione e controllo dei beni comuni.

Senza una volontà politica di difesa dei servizi pubblici determinanti per la salute e la vita stessa delle popolazioni - mediante una loro attiva partecipazione alle decisioni - lodevoli e lungimiranti progetti come Agenda 21 divengono carta straccia e “falsi in atto pubblico” se utilizzati dagli enti solo come fiori all’occhiello durante le campagne elettorali.

Serve una severa politica di ripubblicizzazione.

Per chi vuole approfondire www.arpat.toscana.it