Negli ultimi 10 anni, più di 3000 persone che vivono in Piemonte hanno scoperto di aver contratto l’infezione da HIV, circa 300 all’anno. Sebbene sia ancora molto alta la quota di coloro che arrivano troppo tardi alla diagnosi, o perché già in AIDS conclamato o perché l’infezione HIV è progredita al punto da compromettere il successo delle cure, nel 2008 si è registrato il valore più basso degli ultimi 10 anni, pari al 32%. La quota di ritardo alla diagnosi supera il 40% tra coloro che hanno contratto l’infezione tramite rapporti sessuali non protetti. Nel 2008, le nuove diagnosi sono state in totale 322, il 75% delle quali ha riguardato gli uomini. Maggiore la presenza delle donne nelle classi di età giovani-adulte (19-34 anni), mentre i maschi risultano più numerosi dai 35 anni in avanti. Circa un terzo delle nuove diagnosi riguarda gli stranieri, che rappresentano il 14% della totalità delle persone che vivono con l’infezione da HIV/AIDS, valore in linea con quello nazionale.
Nel 2008, i rapporti sessuali non protetti hanno rappresentato il 66% delle modalità di trasmissione delle nuove diagnosi di infezione. Si registra, inoltre, il valore più alto dal 1999 di infezioni attribuibili ai rapporti omo e bisessuali non protetti, pari al 30% delle diagnosi dell’anno. L’aumento si registra a partire dal 2007. Lo scambio di siringhe non sterili tra consumatori di droghe per via endovenosa rappresenta il 18% dei casi; nel 1999 questa modalità rappresentava il 30% delle diagnosi.
È in costante aumento il numero delle persone che vivono in Piemonte con l’infezione da HIV/AIDS, che ha raggiunto all’inizio del 2009 circa le 6800 unità pari a 1,7 casi ogni 1.000 abitanti; circa il 60% di queste persone ha un’età inferiore ai 44 anni, il 18% non supera i 34 anni. Tra gli uomini piemontesi di 40 – 44 anni, 7 su 1000 vivono con l’infezione da HIV/AIDS.
«I dati a disposizione – afferma Eleonora Artesio, assessore alla tutela della salute e sanità – dimostrano che l’Hiv/Aids è un problema reale e attuale, di fronte al quale non bisogna abbassare la guardia.
Gli interventi attuati fino ad oggi sono stati importanti ma non sufficienti a ridurre significativamente i nuovi casi di infezione. E’ fondamentale proseguire il programma di contrasto alla malattia».
Oltre a quella da HIV/AIDS, sono numerose anche altre infezioni sessualmente trasmesse.
Ad oggi sono attivi 9 Centri MST (Malattie Sessualmente Trasmissibili) che operano sul territorio regionale: 3 a Torino, 1 a Novara, 1 a Biella, 1 a Vercelli, 1 ad Asti, 1 a Cuneo, 1 a Verbania. L’ultimo accreditato è il Centro MST di Vercelli, inaugurato nel 2009.
Il numero di visite effettuato nei centri è cresciuto costantemente negli anni e, nel 2008, è stato pari a 4500. La positività per un’infezione sessualmente trasmessa si è verificata nel 40% dei casi. Tra le patologie diagnosticate, le più frequenti sono i condilomi, la chlamydia, la sifilide e l’herpes genitale. Il 15% dei soggetti che si sono sottoposti a un controllo ha dichiarato di utilizzare regolarmente il preservativo; la percentuale sale al 20% tra i giovani con meno di 24 anni e scende al 12% tra gli ultra cinquantacinquenni.
«Nel primo trimestre del 2010 – prosegue Artesio – pianificheremo una campagna di comunicazione rivolta prevalentemente ai giovani e agli adulti tra i 15 e i 45 anni. La finalità sarà quella di promuovere il test dell’HIV e di sensibilizzare la popolazione sull'importanza della prevenzione in tema di AIDS e sulla consapevolezza della necessità di evitare comportamenti a rischio».
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