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La realtà ci chiede di fare ambiente e salute senza provincialismi PDF Stampa E-mail

Finalmente il fattore ambiente ha assunto nelle politiche comunitarie il ruolo di importante criterio di selezione delle tecnologie di processo e dei prodotti nei cicli produttivi.

 

Non è propriamente una nuova visione di sviluppo alternativo all'industrialismo ma nell'Unione Europea qualche cosa, per forza di cose, si sta lentamente muovendo con il difficile obiettivo di conciliare gli aspetti di crescita e di competitività con quelli di compatibilità ambientale.

Anche se le contraddizioni politiche ed economiche delle forze lobbiste elettoralmente maggioritarie non lasciano concrete speranze di tutela della salute delle persone e dell'ecosistema di riferimento. Questo perché il concetto di sviluppo sostenibile implica, ovviamente, una sostanziale interdipendenza tra le politiche di accumulo industriale e politica ambientale.


E qui entrano in gioco le strutture tecniche e amministrative della pubblica amministrazione, che assumano sempre maggiore importanza, nonostante il tentativo di svuotarle di ogni ruolo d'intervento decisionale, e dovranno accompagnare ai tradizionali compiti di controllo quelli di prevenzione dell'inquinamento e di promozione e assistenza dell'attività industriale basata sullo sviluppo di tecnologie avanzate per la protezione dell'ambiente.

Però, per assumere queste essenziali funzioni politiche le istituzioni di governo locale dovranno tenere in considerazione, molto più che in passato, il rapporto con le popolazioni, con le loro comunità più sensibili e attive, e determinare i percorsi comuni funzionali alla salvaguardia dell'ecosi-stema e con esso della salute degli esseri viventi, uomini e animali.

Certamente in connessione con le attività produttive presenti sul territorio, per selvaguar-dare occupazione e salute dei lavoratori.

Uno strumento importante si trova nella Direttiva 96/61/CE, nota anche come direttiva IPPC (Integrated Pollution Prevention and Control - in italiano, Prevenzione e Riduzione Integrate dell'Inquinamento), con la quale l'Unione Europea si è dotata per mettere in atto i principi di prevenzione e controllo dell'inquinamento industriale e di promozione delle produzioni pulite, valorizzando il concetto di "migliori tecniche disponibili".

La direttiva - recepita in Italia attraverso l'emanazione del Decreto Legislativo n.59 del 18 febbraio 2005 - si pone l'obiettivo di prevenire, ridurre e, per quanto possibile, eliminare l'inquinamento, intervenendo alla fonte delle attività inquinanti (attraverso una più rigorosa definizione del termine "compatibilità ambientale") e garantendo una corretta gestione delle risorse naturali, non più suddivise in tre parti amministrativamente autarchiche (acqua, aria e suolo), ma come un complesso unitario da salvaguardare.

Quindi, una direttiva di prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento che nell’Ente Provincia di Torino trova professionalità e competenze tecniche adeguate, serve però una maggiore e più incisiva volontà politica contro gli inquinatori, a garanzia della salute dei cittadini.

E’ in questa volontà che si riscontra l’utilità sociale di una coalizione politica alternativa alla destra locale.

 
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