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Sanità: più traumi cranici per incidenti sul lavoro, in calo quelli su strada PDF Stampa E-mail
In aumento i traumi cranici per incidenti sul lavoro e a casa, mentre si riducono, in percentuale, quelli legati agli incidenti stradali che pure continuano a rappresentare, per numero, il bilancio più grave di questo tipo di trauma, terza causa di morte dopo malattie cardiovascolari e tumori e primo killer per i giovani al di sotto dei 45 anni.

Sono i dati illustrati, oggi a Roma, durante il workshop di presentazione delle linee guida sul trattamento del trauma cranico dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionale (Agenas). Si tratta di raccomandazioni che indicano, in caso di trauma cranico, le cure e l'organizzazione sanitaria più adeguate, secondo la comunità scientifica internazionale, per la tempestività e la correttezza del soccorso e dell'assistenza.

Ogni anno, in Italia, vengono ricoverati per trauma cranico 250 pazienti ogni 100 mila abitanti, con una mortalità di 17 casi (su 100 mila abitanti). Numeri in piena media europea. Nel 2003 tra i pazienti ricoverati con trauma cranico nel nostro Paese si sono registrati 2.851 decessi, ma i dati di ricovero e decesso, secondo le stime, tendono a diminuire negli ultimi anni soprattutto per le campagne di prevenzione, in particolare per ridurre gli incidenti stradali. "La prevenzione - spiega Roberto Villani, past president della Società italiana di neurochirurgia e coordinatore del Gruppo di lavoro sulle linee guida Agenas - in questo campo dà risultati eccezionali, che nessun altro strumento di organizzazione sanitaria è in grado di dare. Il casco obbligatorio, ad esempio - precisa - ha fatto calare del 30% le morti per trauma cranico nei motociclisti. Ed effetti altrettanto eclatanti si sono avuti con l'obbligo delle cinture per gli automobilisti e i limiti di velocità.

Queste politiche, dai dati del 2005, si sono dimostrate efficaci nel ridurre gli incidenti stradali, che comunque rimangono la causa principale di trauma cranico nei giovani". Secondo l'esperto "non c'è stato altrettanto impegno - dice - nella prevenzione degli incidenti sul lavoro e in quelli domestici dove, invece, questi tipi di trauma sono in aumento".
 
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