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Conflitto d’interesse con ...giustificazione scientifica PDF Stampa E-mail
Scritto da Franco Cilenti   

Le logiche di mercato basate sulla domanda e l'offerta alimentano crescenti aspettative di massa per un sempre più perfetto stato di salute, di durevole longevità e conseguente bellezza fisica da vendere nella società dell'immagine, funzionale alla carriera, al proprio ego individualità, alla seduzione coercitiva dell'altro sesso, insomma, al mettersi in vendita al miglior offerente.

Logiche di mercato sfruttate dall'industria farmaceutica con il supporto di giornalisti e professionisti medici inclini a prestare le loro competenze e capacità intellettive autoesentandosi da problemi etici e di coscienza. E' quanto si è discusso una sera, in una conferenza di operatori sanitari, ricercatori e membri di comitati etici, partendo dalla scientifica costruzione degli intrecci affaristici tra industria farmaceutica e altre industrie come quelle di acque minerali. Intrecci bel supportati da pubblicità e media funzionali all'induzione al consumo di massa dei farmaci, a prescindere da un reale bisogno di salute ma inconsciamente per allontanare la morte oltre il benessere attuale, del quale si ha un'opinione valutativa infarcita di messaggi che disconoscono la stessa evoluzione della sana ricerca scientifica.

La conferenza, introdotta e coordinata dalla dott.ssa Rossana Beccarelli, è stata tenuta dal prof. Marco Bobbio, primario ospedaliero e autore un libro "Giuro di esercitare la medicina in libertà e indipendenza. Medici e industria" edito da Einaudi, che la redazione di "Lavoro e Salute" consiglia ai lettori per l'esplicita e documentata critica al colossale mercato della sanità, esplorato nei suoi meandri più oscuri a partire dagli aspetti d'intervento diagnostico, terapeutico e riabilitativo, che corrompe non pochi operatori pubblici dell'Università e degli istituti di ricerca, compreso politici e amministratori, giornalisti e editori che di fatto privilegiano l'interesse dell'industria e delle corporazioni a scapito degli interessi di salute dei malati, veri e presunti. Il conflitto d'interesse, così tanto in voga e accettato come pressi istituzionale, nonché sponsorizzato a livello di massa da varie tornate elettorali, è talmente diffuso da creare finalmente disagi e problemi di coscienza in chi è più sensibile alla difesa della sanità pubblica.

Il libro di Marco Bobbio affronta con particolare attenzione il mondo delle industrie del farmaco, i cui prodotti sono sempre più considerati beni destinati al marketing, al consumo di massa anziché strumenti di cura per malattie scientificamente dimostrabili e non indotte dalla pubblicità, atto terminale di un percorso affaristico.

Un percorso di crescente conflitto d'interessi tra la propria salute, la dignità personale, il tempo di vita da dedicare alla famiglia e al proprio benessere psicofisico è la rincorsa a raccattare sempre più ore di lavoro, compensate da spiccioli. Un percorso che sarà sempre più intrapreso anche dalle figure professionali storicamente fuori dalle mire dell'industria farmaceutica. L'incentivo ad aumentare gli straordinari oltre il lecito sarà applicato anche in sanità, nonostante oggi il governo affermi il contrario, e con la tassazione ci sarà più tempo da "dedicare" alla clientela ammalata anche con l'ausilio di farmaci, per occupare quel surplus di tempo di presenza concesso, altrimenti non spendibile professionalmente causa il rifiuto relazione che interviene dopo 7/8 ore di lavoro effettivo.

Questa detassazione determina il venir meno di una maggior occupazione e potenziale aumento degli infortuni, in cambio di qualche euro in più. Quindi il governo ci ha regalato con la detassazione del lavoro straordinario negli ospedali il potenziale aumento degli infortuni in conseguenza di un maggiore stress forti ricadute negative sulla salute dei malati.

Mentre ai manager della sanità e ai loro dirigenti si regalano ulteriori attestati, in euri, per il mantenimento degli standard di assistenza con sempre minor personale. Come dimostrano numerosi studi e gli stessi organismi internazionali come l'OCSE, una politica economica basata sugli straordinari diminuisce ulteriormente il tasso d'occupazione - ogni 6/7 ore circa di straordinario al giorno c'è un posto di lavoro in meno in Italia - e aumenta in maniera esponenziale ma certa il numero d'infortuni e morti. Frega a qualcuno?

 
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