>>Home > Sanità > Salute > Boom di denunce contro i medici
Boom di denunce contro i medici PDF Stampa E-mail

15mila all'anno, l’80% decadono

È impressionante il numero di denunce per presunti errori medici in Italia. "Sono quadruplicate in dieci anni, tanto che secondo i dati Ania (Associazione nazionale imprese assicuratrici) sono passate da 3.154 nel 1994 a 11.932 nel 2004. Oggi il dato si aggira intorno a quota 15mila, e si tratta di una sottostima". Lo dice Antonio Mussa, direttore del Dipartimento di oncologia dell'azienda ospedaliera Le Molinette di Torino. "Non esiste la possibilità di quantificare con precisione questo fenomeno - prosegue Mussa - l'unico dato accessibile è la percentuale di cause per malpractice valutata da una commissione tecnica istituita dal ministero della Salute nel 2005".

Secondo la fotografia dei tecnici, "la chirurgia è al quarto posto nella classifica delle specialità più bersagliate dalle cause (10%), dopo il record di ortopedia (16,5%), oncologia (13%) e ostetricia (11%)". Insomma, le denunce a carico dei chirurghi possono essere stimate "intorno a 1.500 ogni anno". "In pratica - dice Roberto Tersigni, presidente della Sic - ben quattro chirurghi su cinque ricevono, nel corso della propria vita professionale, almeno una richiesta di risarcimento o un avviso di garanzia per un presunto errore. E in generale i medici italiani trascorrono almeno un terzo della loro vita lavorativa a barcamenarsi tra carte bollate, processi e tribunali.

Non è che oggi si sbaglia di più - precisa il chirurgo - è che sono aumentate le denunce". Lo testimoniano anche i dati dell'Amami, l'Associazione medici accusati di malpractice ingiustamente: "L'80% delle denunce e dei procedimenti a carico dei colleghi finisce di fatto archiviato, perché il fatto non sussiste. Ma questo dopo vicende che durano in media 3-5 anni".

Un procedimento giudiziario non lascia il camice verde senza danni. "C'è chi, per non esporsi più al rischio di denunce, rinuncia a interventi rischiosi o impegnativi", sottolinea il presidente della Sic. "Ho visto allievi - gli fa eco Mussa - messi sotto processo e poi assolti, che ancora faticano a entrare in sala operatoria, e un altro che alla fine ha chiesto un risarcimento per danno biologico". Insomma, le conseguenze dello "stress da denuncia" rischiano di essere pesanti, specie per i giovani. "In ogni equipe ci sono medici che non operano, se non a livello semplice, ed eseguono interventi quasi privi di rischi - dice Enrico De Antoni, presidente eletto della Sic - È giusto accertare le modalità di un decesso o verificare la correttezza di procedute. Ma oggi arrivano denunce per fatti avvenuti anche 10 anni fa. Occorrerebbe finalmente varare una legislazione adeguata in materia, che riconosca l'atto medico a fine terapeu-tico, preveda la differenza nel penale tra colpa grave e lieve del medico, come pure la necessità di dimostrare il nesso di causalità tra l'operato del 'camice biancò e l'evento avverso. Infine, il procedimento penale deve essere a querela di parte e non d'ufficio. E si deve prevedere l'assicurazione obbligatoria per il chirurgo".

 
Logo_tubal.jpg